social network manipolano le nostre convinzioni con l’ipnosi visiva: la dichiarazione dell’esperta di neuroscienze ci avverte.
Simpatizziamo per un artista famoso o abbiamo le idee politiche ben chiare; probabilmente non è solo frutto del nostro pensiero critico, ma piuttosto dell’utilizzo che facciamo dei social network. Messa così, la questione ha un retrogusto di manipolazione, ma potremmo definirla in vari modi: il concetto rimane invariato.

È quanto afferma Simona Ruffino, esperta di comunicazione e neuroscienze, che durante un’intervista a Fanpage.it ci spiega un meccanismo subdolo dei social, avvalendosi di strumenti concreti, quelli psicologici.
Sebbene da anni si discuta dei danni causati dai social, capaci di ipnotizzare l’utente mentre scrolla, facendogli perdere addirittura la percezione del tempo, oggi emerge una questione più sottile: il potere di cambiare il nostro pensiero, quasi annientando la nostra capacità di avere ideali basati sui nostri valori. Sempre nell’intervista, Ruffino chiarisce in modo semplice e intuitivo il meccanismo subdolo che ci troviamo a portata di smartphone.
Ipnosi visiva: cos’è e quale ruolo hanno i social network
Da tempo si parla dell’algoritmo: basta guardare la propria home di Facebook (per citare un esempio) per notare come le notizie positive riguardino sempre le nostre preferenze, mentre quelle negative si riferiscano all’altra sponda. Questa è solo una piccola parte della manipolazione sociale.

Lo scrolling infinito diventa una sorta di danza ipnotica, un movimento che ci cattura e ci travolge. Come spiega Simona Ruffino, “Tecnicamente si chiama bassa cognizione, ed è ciò che accade quando distrattamente scrolliamo i feed dei social media.” In questo stato di attenzione ridotta, le informazioni ci penetrano senza che ce ne accorgiamo, sedimentandosi nella nostra memoria. Non siamo più critici; al contrario, il nostro cervello, fatica a elaborare il caos che lo circonda. Preferisce prendere scorciatoie mentali, tanto da consentire alle piattaforme di influenzare il nostro pensiero senza che noi lo realizziamo.
Ogni stimolazione visiva, anche quella più distratta, produce un ‘prodotto cognitivo’, afferma Simona. È un meccanismo subdolo: ogni volta che vediamo un contenuto, che si tratti di una notizia, di un post politico o di una pubblicità, il nostro cervello elabora e forma opinioni. Non ci rendiamo conto che il linguaggio utilizzato, le immagini scelte e le narrazioni sono studiate per manipolare le nostre emozioni e reazioni. La semplificazione estrema dei messaggi, un tratto distintivo della comunicazione moderna, ci allontana dalla complessità del reale, indirizzandoci verso una prospettiva del ‘giusto’, impacchettata ad hoc.
Dunque, che fare? Non è necessario cancellare tutto, ma se si è amanti dei social è fondamentale diventare consapevoli di questi meccanismi per riappropriarci del nostro pensiero critico. Leggere, utilizzare altre fonti d’informazioni, che sia la tv o un giornale: solo così possiamo sviluppare un’opinione informata, lontana dai luoghi comuni imposti dai nostri cari social media.