Quante volte sei entrato in una stanza dimenticandoti quello che stavi facendo? Questo processo ha un motivo ben preciso.
La memoria ci inganna, ma segue una logica. Non è raro muoversi per svolgere un’azione e, una volta arrivati a destinazione, dimenticare completamente il motivo per cui ci si trova lì. Un vuoto improvviso, come se il pensiero fosse svanito nel nulla.
Ci sono periodi in cui questo accade con una certa frequenza e altri in cui si presenta di rado. Specialmente in una società dove siamo portati al multitasking, non è strano che la mente ci giochi qualche scherzo. Ma non ci sta bleffando, sta facendo il suo lavoro.
Si tratta di un fenomeno comune, ma quando accade spesso può generare una certa inquietudine. Per questo motivo, comprendere cosa spinge la nostra mente a ‘cancellare’ informazioni, anche nell’immediato, ci aiuta a conoscere meglio il nostro stesso funzionamento.
Possiamo definire questo fenomeno come una forma di sopravvivenza. Il nostro cervello non si limita a immagazzinare informazioni, ma le gestisce in base alla priorità, eliminando ciò che ritiene momentaneamente superfluo. È un sistema di ottimizzazione, non un difetto. Lo stesso accade quando fatichiamo a ricordare il nome di qualcuno che conosciamo: non è disinteresse, ma semplicemente il cervello che fa spazio per ciò che ritiene più utile in quel momento.
Gli scienziati chiamano questo fenomeno ‘Effetto porta d’ingresso’ (Doorway effect). Si tratta di un meccanismo per cui tratteniamo informazioni solo per il tempo necessario, rischiando di perderle appena cambiamo contesto.
Magari entri in una stanza per prendere una maglia, ma nel frattempo pensi che tra poco pioverà e devi ritirare il bucato. Risultato? Sei lì, ma non ricordi più cosa dovevi fare.
Questo accade perché in quel momento stai utilizzando la memoria di lavoro, che gestisce le informazioni in base alla loro rilevanza. Se la pioggia e il bucato hanno un’urgenza maggiore, la maglia passa automaticamente in secondo piano. Ma niente paura: basta tornare indietro, sia fisicamente che mentalmente, per recuperare l’informazione perduta.
La memoria funziona in modo simile alla RAM di un computer: ogni pensiero occupa spazio e, per evitare il sovraccarico, alcuni ‘programmi’ vengono chiusi. I ricordi si fissano nel tempo solo quando le connessioni tra i neuroni si rafforzano, altrimenti vengono accantonati e resettati. Se il cervello ricordasse tutto senza filtro, si intaserebbe proprio come un computer con troppi processi aperti.
I legami tra le cellule cerebrali non sono indistruttibili, ma questa è la chiave della nostra capacità di adattamento. Dunque, no, non c’è nulla di preoccupante: il cervello sta solo facendo il suo lavoro, resettando il superfluo per funzionare meglio.
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