Qualora l’Agenzia delle Entrate decida di aumentare l’ammontare di tasse o sanzioni in un secondo momento, il contribuente può esclusivamente prendere nota di quanto accaduto e saldare l’importo, a meno che non vi siano errori o vizi di forma.
Il pagamento delle tasse è un onere necessario che alle volte è complesso soddisfare. Nessuno che abbia la possibilità di pagare, infatti, deciderebbe di creare un debito con lo Stato che poi comporta non solo l’aumento dell’importo da saldare ma anche l’aggiunta di sanzioni.

Può capitare dunque di dover lasciare indietro il pagamento di una tassa, ma può capitare anche di calcolare in modo errato il dovuto e di dichiarare involontariamente il falso. In entrambe le occasioni si riceve una notifica di pagamento, per avvisare dell’errore nella dichiarazione o ricordare il mancato versamento, contenente la cifra dovuta.
In questo lasso di tempo viene solitamente avviata una procedura di accertamento fiscale durante la quale l’Agenzia delle Entrate verifica tutta la situazione economica del debitore. Durante questa fase può anche capitare che il Fisco aumenti l’importo sia delle tasse che delle sanzioni dovute dal contribuente.
Non si tratta di un errore né dell’applicazione di tassi di mora differenti, ma di un ricalcolo legato proprio all’operazione di accertamento che ha evidenziato una somma spettante superiore a quella comunicata precedentemente.
Aumento tasse e sanzioni: il parere della Corte Costituzionale e i limiti imposti all’Agenzia delle Entrate
Chiamata a giudicare l’aumento a posteriori, ovvero dopo la comunicazione della somma dovuta, delle tasse e delle sanzioni imposte dall’Agenzia delle Entrate, la Corte di Cassazione ha stabilito nella sentenza n° 30051/2024 che questa operazione rientra legittimamente tra i diritti di autotutela dell’ente governativo.

Gli ermellini hanno spiegato che l’Agenzia delle Entrate ha la facoltà di annullare un accertamento viziato e sostituirlo con uno di entità economica superiore senza bisogno che emergano nuovi elementi. Tuttavia ci sono dei limiti che non possono essere valicati nemmeno dall’ente preposto alla riscossione dei tributi.
Affinché sia possibile aumentare in un secondo momento l’ammontare di tasse e sanzioni è necessario che l’atto originario presenti degli errori nel conteggio del dovuto o nella forma. In assenza di questi due elementi non sarà possibile modificare la cifra che il contribuente è tenuto a versare.
Bisogna anche fare attenzione ai termini di scadenza. Il Fisco infatti non ha la possibilità di modificare l’importo dovuto qualora siano scaduti i termini. Il diritto di autotutela riconosciuto dalla Cassazione all’Agenzia delle Entrate che consente di modificare i termini di un ricorso tributario in pendenza, decade una volta che i debiti sono stati prescritti.