Iniziare a lavorare un po’ più tardi non è sempre un male. Ad esempio coloro che hanno iniziato a lavorare e, dunque, a versare i contributi all’Inps dopo il 1996, possono godere di ben due vantaggi preclusi a chi, invece, ha iniziato prima a “timbrare il cartellino”.
Il mondo del lavoro, da 30 anni a questa parte, è completamente cambiato e chissà quanti cambiamenti ancora ci attendono ora che nelle nostre vite sta progressivamente prendendo piede l’Intelligenza Artificiale. Negli anni ’80 e ’90 era piuttosto normale iniziare a lavorare subito dopo aver conseguito la laurea o anche solo il diploma.

Oggi prima di trovare il caro e tanto ambito posto fisso possono passare anni: anni fatti di stage o tirocini o lavoretti saltuari. Le nuove generazioni – dai millenials in poi – si sentono in un certo senso svantaggiate rispetto a quelle che le hanno precedute, penalizzate sia dal punto di vista lavorativo che per quel che riguarda la pensione.
Molti 35-40enni temono, infatti, di non vederla proprio mai la sospirata pensione. Eppure aver iniziato a lavorare e a versare i contributi un po’ più tardi non è sempre uno svantaggio. Anzi. Coloro che hanno iniziato a versare i contributi all’Inps dal 1996 in avanti e non prima, oggi possono godere di ben due vantaggi che sono preclusi, invece, a coloro che hanno iniziato prima.
Ecco le agevolazioni per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996
Chi oggi ha 35 o 40 anni pensa di far parte della generazione più sfortunata a causa della crisi economica e dell’instabilità lavorativa in cui l’Italia versa ormai da tempo. Ma ci sono anche buone notizie per i millenials e la generazione Z: chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 può fruire di due importantissimi vantaggi.

Il 1996 è stato l’anno della grande “rivoluzione” sul fronte previdenziale in quanto, entrando in vigore la riforma Dini, è cambiato radicalmente il sistema di calcolo delle pensioni. Fino al 31 dicembre 1995 le pensioni venivano calcolate con il sistema retributivo che faceva la media delle retribuzioni degli ultimi anni di un lavoratore. Dal 1996 in avanti è entrato in vigore il sistema contributivo che tiene conto dei contributi versati e dell’età di uscita dal lavoro.
Chi ha contributi sia prima che dopo il 1996 avrà una pensione calcolata con il sistema misto mentre chi ha contributi solo a partire dal 1996 avrà una pensione interamente calcolata con il sistema contributivo e, pertanto, questi ultimi sono chiamati “lavoratori contributivi puri”. I contributivi puri pesano meno sulle casse dell’Inps e, dunque, lo Stato permette loro di godere di due agevolazioni.
La prima agevolazione consiste nella possibilità di accedere alla pensione non a 67 anni ma solo a 64 sempre con 20 anni di contributi. Per fruire di questo beneficio, tuttavia, è necessario che l’assegno previdenziale maturato sia pari almeno a:
- 2,6 volte l’importo dell’assegno sociale per le donne con due o più figli;
- 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale per le donne con un figlio;
- 3 volte l’importo dell’assegno sociale per le donne senza figli e per gli uomini.

Da quest’anno per raggiungere questi importi si potranno usare anche i fondi versati nella pensione integrativa ma, in questo caso, sarà necessario aver maturato almeno 25 anni di contributi. Ma questo non è l’unico vantaggio di cui possono beneficiare i lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi dal 1996 in avanti.
Infatti i lavoratori contributivi puri possono uscire dal lavoro anche con appena 5 anni di contribuzione senza necessariamente raggiungere la soglia minima dei 20 anni stabilita dalla legge Fornero. In questo caso, tuttavia, non basterà avere 67 anni ma occorrerà averne almeno 71.